Errata diagnosi: va risarcita anche la moglie del paziente
Due coniugi hanno chiesto il risarcimento dei danni per responsabilità medica alla struttura sanitaria, alla ASL ed alla Regione a seguito di un intervento chirurgico subito dal marito.
L'operazione, finalizzata all'asportazione di un neo dalla gamba, è stata molto demolitiva ed ha determinato una leggera zoppia; inoltre, uno dei medici, prima ancora di avere effettuato la biopsia, ha comunicato che si era in presenza di un melanoma per il quale sarebbero rimasti al paziente pochi mesi di vita. Il successivo esame istologico ha rivelato trattarsi di semplice cisti seborroica, ma già dopo la prima diagnosi il marito è caduto in uno stato di profonda depressione, che ha coinvolto anche la moglie.
I giudici del Tribunale e poi quelli Corte d’Appello hanno accolto solo la richiesta di risarcimento danni del marito, nulla riconoscendo alla moglie.
La Corte di Cassazione, al contrario, ha precisato che la situazione venutasi a creare nel caso di specie è obiettivamente idonea a configurare sofferenze di particolare gravità, non solo per il soggetto direttamente leso, ma anche per colei che da anni ne condivide la vita. Pertanto, il diniego di ogni rilievo a tali sofferenze, quale danno morale meritevole di un risarcimento, è una conclusione giuridicamente immotivata e contraddittoria. L’illecito, infatti, può esplicare a carico degli stretti congiunti una sua potenzialità lesiva autonoma, assumendo una valenza plurioffensiva tale da poter essere considerato come causa immediata e diretta non solo del danno subito dalla vittima, ma anche di quello subito dal congiunto.
Corte di Cassazione - Terza sezione Civile - sentenza n. 14040/2013